Ingresso del bazar di Isfahan

Ingresso del bazar di Isfahan da cui si accede attraverso un'antica porta monumentale sul lato nord della grande piazza imam Khomeini e che si srotola tra mercanzie e bancarelle per circa cinque chilometri di strade affollate e dall'odore speziato verso la moschea del Venerdì.

Il Serpente Rosso

Il “Serpente rosso” È più lungo del Vallo di Adriano e di quello di Antonino messi insieme. Ȉ più antico della Muraglia cinese di oltre mille anni ed è costruito con un materiale più resistente.

Ȉ il monumento più importante tra l'Europa Centrale e la Cina e forse è il muro più lungo che sia stato costruito nell'antichità . Questo muro è conosciuto come il ““Serpente Rosso””.

Una squadra internazionale di archeologi ha lavorato sul monumento a forma di serpente. Il ““Serpente Rosso”” si trova nel nord dell'Iran, prende il nome dal colore rosso dei suoi mattoni ed è lungo almeno 195 km. Un tubo profondo più di 5 metri, portava l'acqua lungo quasi tutto il muro. Più di 30 stazioni fortificate sono allineate lungo il monumento. Una squadra iraniana diretta da Jebrael Nokandeh, lavora sulla muraglia a forma di serpente dal 1999. Nel 2005 è diventato un progetto iraniano e inglese insieme. C'è anche un enigma nascosto dietro il ““Red Snake””.

Chi ha costruito questa sofisticatissima barriera difensiva e perché? Anche la sua lunghezza non è chiara. Il suo confine occidentale è stato sommerso dalle acque del Mar Caspio mentre ad est corre fino agli inesplorati paesaggi montuosi delle Elburz Mountains. Quando fu costruito il muro? C'è chi pensa che fu costruito sotto Alessandro Magno, che nel 330 a.C passò per quei luoghi e morì 7 anni dopo.

Il muro, infatti, è anche chiamato ““la barriera di Alessandro””. Altri pensano che fu costruito nel VI secolo d.C sotto il re persiano Khusrau I. (531-579 d.C.). Muhammad Yusof Kiani e molti dei suoi allievi, pensano invece che fosse databile al II o al I secolo a.C Chi aveva ragione? Non esistono testi antichi che facciano riferimento al muro, nessuna iscrizione e nessuna moneta. La datazione dovrà quindi essere indipendente da questo tipo di informazioni.

Una squadra iraniana diretta da Jebrael Nokandeh, lavora su questa muraglia dal 1999. Nel 2005 divenne un progetto iraniano e inglese. Ed è proprio nel 2005 che Jean-Luc Schwenninger e Dr Morteza Fattahi, rispettamente dall'Università di Oxford e di Teheran sono riusciti a svelare il mistero. Grazie a una moderna tecnica di datazione definita ““luminescenza stimolata otticamente”” (o OSL ““optically stimulated luminescence””) e ai sedimenti del radiocarbonio.

L’Italia investe in Iran

Teheran –- La compagnia italiana “„Edison”“ sfrutterà il giacimento petrolifero Dayyer in Iran. In un arco di tempo di 4 anni verranno investiti per questo progetto 30 milioni di euro. Il relativo contratto è già stato firmato. L'estensione e la data di scadenza del progetto sono sorprendenti se si considera il previsto inasprimento delle sanzioni delle Nazioni Unite e le critiche ai rapporti economici tra la Germania e l'Iran.

La compagnia petrolifera di stato iraniana (NIOC) e la compagnia italiana Edison hanno chiuso un contratto per l'esplorazione e lo sviluppo delle riserve petrolifere nel Dayyer Block (superficie 8.500 kmq) uno dei 17 blocchi petroliferi dell'Iran sul Golfo Persico. La firma ufficiale è stata posta il 9 gennaio 2008 a Teheran, alla presenza dei maggiori rappresentanti delle due compagnie. Erano infatti presenti il vice presidente della Edison Petero Cavano, l'ambasciatore italiano a Teheran, il Ministro per il Petrolio Gholamhossein Nozari e Mahmoud Mohadess, manager del settore esplorazioni del NIOC. In seguito agli accordi il valore provvisorio del contratto per lo sfruttamento del campo ammonta a 107 milioni di dollari. La Edison investirà in quattro anni 30 milioni di euro. La compagnia italiana dovrà effetturare approfondite analisi sul territorio insieme a studi sismografici e trivellazioni di prova. La cifra totale dell'investimento per il progetto, che avrà termine nel 2012, sarà resa nota in seguito ai lavori di esplorazione. Già alla fine di dicembre 2007 il Ministro per il Petrolio aveva intavolato delle trattative con la Edison sull'esportazione in Italia del gas. Secondo le comunicazioni della stampa si parte da una scala di erogazione di oltre 1 bcf/d (bilioni cubici di piedi al giorno “„billion cubic feet per day”“). La Edison voleva inizialmente 1,5 bcf/d. Resta da vedere se tale modifica sia da imputare alle lamentele della popolazione e dei media in merito a un insufficente approvigionamento di gas per la comunità locale durante il molto nevoso inverno 2007/2008 . I media iraniani e internazionali riferiscono con regolarità i numeri da record nello scambio di merci dell'Iran con la VR Cina, la Russia, l'India e con altri Paesi asiatici. In parte si arriva a degli incrementi di tre cifre. Le esportazioni tedesche in Iran sono diminuite nel periodo che va da gennaio a novembre 2007 del 14% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. Soprattutto la VR Cina si è inserita in maniera molto forte nel mercato iraniano.

Reza Najie ha vinto l’Orso d’argento al Festival del Cinema di Berlino

Reza Najie ha vinto l’Orso d’argento al Festival del Cinema di Berlino

Roma – L’attore iraniano Reza Najie ha vinto l’Orso d’argento al Festival del Cinema di Berlino per il suo ruolo di ex allevatore di struzzi in cerca di lavoro nel film “Il canto dei passeri” di Majid Majidi.

Majid Majidi è uno dei registi più popolari in Iran. Dal punto di vista narrativo, Majidi segue una struttura più tradizionale rispetto ad altri registi come Kiarostami e Makhmalbaf. Ed è stato proprio con Makhmalbaf che Majidi ha esordito come attore in tre film realizzati nella prima metà degli anni Ottanta, Fleeing from Evil to God e Two Blind Eyes (entrambi del 1984) e Boycott (1985).

Negli anni Novanta, invece, ha intrapreso una prolifica carriera di regista. The Song of Sparrow è una commedia di stampo neorealistico, divertente e drammatica nel contempo. Al centro del film c’è la figura di Karim, un onesto padre di famiglia che vive in un villaggio vicino a Teheran e perde il lavoro dopo essersi fatto scappare uno struzzo dall’allevamento di cui è responsabile. Nell’impossibilità di ritrovare lo struzzo, comincia a girare per le strade di Teheran in sella a una motocicletta alla ricerca di un’occupazione qualsiasi che possa permettergli il mantenimento della famiglia. Impegnato nella difficile ricerca di un lavoro, si allontana però dai valori genuini della sua vita quotidiana e perde di vista i bisogni dei suoi cari che vorrebbero solo stargli accanto e allentare le sue responsabilità .

Avaze Gonjeshk haCasualmente, un giorno in città , un uomo sale dietro la sua moto e al termine del tragitto gli paga la corsa. Soddisfatto dai guadagni, comincia a improvvisarsi tassista a Teheran, mentre la sua abitazione si trasforma in un deposito di tutti gli oggetti che prende ad accumulare senza criterio. Distratto dal lavoro, Karim riapre gli occhi sulle persone che lo circondano solo quando un incidente domestico, causato dagli oggetti che tiene in casa, non lo costringe a letto per molti giorni.

Attorno a sé si muove dappertutto l’amore e il rispetto, che vengono a lui come in una processione naturale, tra una moglie premurosa e dei figli che si impegnano per fare di lui un padre fiero. The Song of Sparrows, pur muovendosi all’interno di una dimensione realistica, si concede di tanto in tanto qualche parentesi surreale (come la scena in cui il protagonista gira su una montagna, travestito da struzzo, nella speranza di richiamare il pennuto scomparso) e divertentissime situazioni comiche (gli struzzi indisciplinati e i viaggi del protagonista per le strade della città che gli lasciano sempre in dono un nuovo aggeggio, più o meno inutile, destinato a essere accatastato con gli altri).

Un’accusa che è gli è stata mossa da alcuni recensori è quella di moralismo quando, nella scena della ““redenzione”” di Karim,l’incidente domestico causato proprio dagli oggetti che tiene in casa, segno di come anche lui sia stato ““colpito”” dal suo stesso desiderio di accumulo.

Dello stesso regista in Italia si è visto Baran, realizzato nel 2001 e distribuito in sala nel 2003. Sotto certi aspetti, l’adolescente protagonista di Baran e Karim si somigliano. I due protagonisti sono sempre trascinati dagli eventi, ma in realtà nascondono un’indole buona. Le due figure sono state associate alla coppia De Sica-Zavattini, protagonista di molti film italiani indimenticabili e il riferimento più immediato appare Miracolo a Milano.

Avaze Gonjeshk-ha (Il canto dei passeri) di Majid Majidi, Iran, 2008, 96 min – Cast: Reza Najie, Maryam Akbari, Kamran Dehghan, Hossein Aghazi.

Iran: patrimonio archeologico in prima linea

Iran: patrimonio archeologico in prima linea

Roma – Proseguendo un percorso dedicato ai siti archeologici minacciati dai conflitti e dalla violenza, il convegno annuale di archeologia, che si è svolto sabato 9 febbraio a Firenze alla Limonaia di Villa Strozzi, ha avuto quest'anno come titolo “Il patrimonio in prima linea: L'Iran”.

Iran: patrimonio archeologico in prima lineaIn primo piano c'è la considerazione dei relatori che il patrimonio artistico in molte zone del pianeta è minacciato dai conflitti bellici. L'Iran, in particolare, custodisce alcuni dei più importanti tesori della civiltà umana di tutti i tempi e il convegno intende aiutare a illustrare al pubblico la complessa realtà di questo Paese.

Organizzato dalla rivista “Archeologia Viva” in collaborazione con la commissione Quartiere 4 e con il supporto della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico e del Museo Civico di Rovereto, il convegno è stato introdotto da Piero Pruneti (direttore di “Archeologia Viva”) e Giuseppe D'Eugenio (presidente del Consiglio di Quartiere 4) e si è avvalso degli interventi di Pierfrancesco Callieri (docente di Archeologia e Storia dell'arte iranica all'Università di Bologna), Franco Cardini (docente di Storia medievale all'Università di Firenze), Carlo Giovanni Cereti (docente di filologia, religioni e storia dell'Iran all'Università ““La Sapienza”” di Roma) e Graziano Tavan (giornalista e inviato in Iran).

Nel corso del pomeriggio è stato inoltre proiettato il reportage fotografico dall'Iran di Giorgio Ceriani e Maurizio Zulian, collaboratore per l'archeologia del Museo Civico di Rovereto.