da iran.it | Apr 24, 2016 | Business
“Le imprese italiane sono soddisfatte di questa missione perché vedono concrete prospettive future. Per gli iraniani l`Italia è un paese importante e riconoscono alle nostre imprese di non essere mai andate via nemmeno nei periodi più bui”. Lo ha affermato Licia Mattioli, presidente del comitato tecnico per l`internazionalizzazione di Confindustria, tracciando un bilancio della missione imprenditoriale, promossa da Confindustria insieme con i ministeri dello Sviluppo economico e degli Esteri, Ice, Abi e Unioncamere, che ha portato a Teheran 178 imprenditori, 20 associazioni di categoria e 12 istituti bancari.
Nel corso della missione sono stati firmati quattro memorandum di intesa, due da Assomac, l’associazione di Confindustria che rappresenta i costruttori di macchine e accessori per calzature, pelletteria e conceria, rispettivamente con Alpea (associazione produttori ed esportatori della Regione dell’Est Azerbaijan) e con Iran Tanners Associations. Si tratta di accordi per la formazione tecnica e manageriale, ammodernamento della tecnologia e realizzazione di un centro scientifico e tecnologico.
Il terzo memorandum è stato siglato da Confindustria Marmomacchine con Iran Stone Association e prevede trasferimento di know how e formazione tecnico-scientifico. Infine è stato sottoscritto un accordo di intenti anche in ambito culturale tra la Fondazione Maxxi e il Museo di Arte Contemporanea di Teheran.
“Ora – ha detto Mattioli – si sta lavorando a un`intesa sulle macchine tessili. L`Iran ha bisogno di noi perché in moltissimi settori in cui in questo momento è in espansione l`Italia è fortissima. Ci sono enormi prospettive nel settore delle costruzioni, dove ci sarà bisogno di 4 milioni di nuove unità abitative”. Poi ci sono l`automotive, la meccanica, l`ambiente e le energie rinnovabili, il medicale. Tutti settori di “rilevanza strategica al fine di implementare la cooperazione economica tra imprese italiane e iraniane”, ha aggiunto.
Così come in Italia, anche in Iran le Pmi costituiscono oltre il 90% del tessuto produttivo locale, e le “nostre piccole e medie imprese possono rappresentare un vero e proprio modello di riferimento”, ha sottolineato Mattioli, in grado di trainare il recupero da parte italiana delle quote di mercato perse in Iran dopo il rafforzamento delle sanzioni contro Teheran nel 2011, a favore di concorrenti come Cina, India, Brasile e Russia. Per farlo, ha concluso, è “fondamentale ristabilire quella partnership che ha contraddistinto per anni le relazioni economico-finanziarie dei nostri mercati”.
da iran.it | Dic 14, 2015 | Commercio
Il presidente iraniano Hassan Rohani sarà in visita ufficiale in Italia nella seconda metà di gennaio. Questa l’indiscrezione raccolta a Teheran a margine della missione economica guidata dal viceministro Carlo Calenda e dalla vicepresidente di Confindustria, Licia Mattioli, con Ice, Abi e Sace. Rohani aveva deciso di rinviare la sua visita a Roma, prevista per il 14 novembre scorso, all’indomani degli attacchi terroristici dell’Isis a Parigi.
E proprio l’esito positivo della missione (a giudizio sia dei 380 imprenditori italiani partecipanti, sia delle controparti iraniane) potrebbe aver contribuito alla veloce «ricandelarizzazione» della visita del presidente dell’Iran. «Un bilancio senza dubbio positivo – commenta la Mattioli – abbiamo messo il piede per primi in questo Paese subito dopo l’accordo sul nucleare. Con la fine del regime delle sanzioni, che potrebbe avvenire già a gennaio, noi saremo già qui. E gli iraniani questo ce lo riconoscono».
Ma accanto alla volontà di dialogo, alle risorse, a una tassazione al 20% che diventa zero nelle free zone, l’Iran presenta ancora una serie di ostacoli: un’economia a prevalenza pubblica, con un ruolo predominante delle fondazioni religiose, e difficoltà nelle transazioni bancarie (le sanzioni hanno congelato il sistema Swift). Temi che sono stati approfonditi ieri in un seminario ad hoc a Teheran, e che sono già stati discussi in un vertice riservato fra Calenda, il vice presidente dell’Abi, Guido Rosa, e il presidente della Sace, Giovanni Castellaneta, già ambasciatore a Teheran e Washington, e il governatore della banca centrale iraniana, Valiollah Seif. La Sace, ha detto Calenda, per gennaio riuscirà a risolvere il problema dei crediti bloccati, circa 800 milioni, e avrà 5 miliardi a disposizione per sostenere le imprese italiane che sbarcheranno a Teheran. Fra l’altro governo e Abi sosterranno presso la Banca d’Italia la richiesta delle tre principali banche iraniane, Bank Pasargad, Bank Parsian e Saman Bank, a aprire uffici in Italia. Le stesse banche sono le firmatarie dei tre nuovi accordi di collaborazione sviluppati da Sace per sostenere le imprese italiane in Iran, in vista dell’«implementation day» dell’accordo sul nucleare. Un’intesa che servirà a facilitare una più rapida ripresa dell’interscambio e degli investimenti italiani.
In Iran, ha ricordato la Mattioli, ci sono molti casi di successo italiani: la Danieli ha inaugurato a Yazd un’acciaieria, con un progetto da 520 milioni di dollari e sta ampliando il complesso siderurgico di Isfahan; la Fata ha vinto una commessa di mezzo miliardo di euro per una centrale idroelettrica con l’azienda iraniana Gadir. Poi c’è il caso della Immergas, che produce caldaie a Kasin, vicino a Teheran. C’è anche l’azienda italiana che produce caffè col marchio Palombini che ha in programma, con Hamko, di aprire nelle più grandi città 300 coffee shop. L’ex ministro del Commercio estero, Adolfo Urso, ha inaugurato ieri a Teheran l’ufficio della sua Iws Network: consulenza alle imprese che vogliono investire nel Paese. Il gruppo Pessina di Guido Stefanelli sta trattando la costruzione di ospedali e alberghi.
da iran.it | Ago 2, 2015 | Commercio
Farhad Pezeshki, In palio mercato nazionale da 80 mln consumatori e uno regionale da 300 mln
Nell’Iran del dopo sanzioni internazionali, la parola d’ordine per i paesi che vogliono conquistare il mercato della Repubblica Islamica è “essere competitivi”. Lo pensa Farhad Pezeshki, corrispondente da Roma dell’agenzia iraniana Isna, che commenta con Aki-Adnkronos International la visita del 4 e 5 agosto a Teheran del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni e di quello dello Sviluppo economico Federica Guidi, insieme a una nutrita delegazione di imprenditori.
“L’Italia – ricorda il giornalista – fin dai tempi dei governi Prodi e D’Alema, ha sempre cercato di svolgere un ruolo positivo e di mediazione tra l’Iran e l’Europa e l’opinione pubblica iraniana se lo ricorda bene”. Esistono inoltre situazioni storiche di vantaggio del nostro paese, che negli anni si è alternato con la Germania al primo posto tra i partner commerciali di Teheran. Ma nel nuovo quadro economico iraniano e globale, secondo Pezeshki, questo potrebbe non bastare.
Soprattutto Francia e Germania stanno dimostrando un interesse enorme per il mercato iraniano. “Dopo la firma dell’accordo di Vienna sul nucleare – ricorda il giornalista – il ministro tedesco dell’Economia, Sigmar Gabriel, è stato il primo esponente europeo a visitare l’Iran”. “La Francia – continua – già molto attiva in Iran nel settore automobilistico, mostra interesse a recuperare terreno in molti altri settori. Ne è prova l’invito che il presidente Francois Hollande ha rivolto all’omologo Hassan Rohani a visitare la Francia a novembre”. Senza contare che anche le aziende statunitensi ora puntano al mercato iraniano.
Con il suo alto potenziale, quindi, l’Italia deve lavorare bene e in fretta per assicurarsi il primo posto tra i partner dell’Iran. “Sarebbe ad esempio di grande utilità – secondo Pezeshki – rafforzare ed espandere le attività delle due camere di commercio italo-iraniana e irano-italiana. In Germania, l’Organizzazione per lo Sviluppo Commerciale Iraniano ha appena acquisito mille metri quadri di uffici al centro di Berlino, che saranno utilizzati come spazio di rappresentanza per le holding iraniane”.
A vantaggio delle imprese italiane c’è il fatto che “sono già attive in Iran in diversi settori, come acciaieria, meccanica e macchinari. L’Italia può inoltre puntare su settori come moda, gastronomia, edilizia e petrolchimica. Nell’opinione pubblica iraniana, Italia significa moda, design e gastronomia e in questi settori gli iraniani preferiscono senza dubbio i prodotti italiani. A questo proposito, un dato interessante è che durante l’embargo le aziende italiane del settore cosmetica non solo hanno mantenuto la presenza in Iran, ma hanno anche aumentato il loro volume d’affari”.
La posta in gioco, secondo il giornalista, non è solo un mercato da 80 milioni di cittadini iraniani. “Il ministro dell’Industria Mohammad Reza Nematzadeh – ricorda – ha dichiarato di recente che l’Iran non è più solo interessato a importare a senso unico beni e macchinari dall’Europa, ma chiede che le aziende esportatrici partecipino attivamente ad alcuni investimenti”. Il senso è che l’Iran, in collaborazione con le aziende europee, potrà “diventare una piattaforma regionale per la coproduzione, cooperazione tecnica ed esportazione verso i paesi vicini”, coprendo, in quella zona, un mercato di 300 milioni di persone.
Infine, secondo il giornalista dell’Isna, rispetto all’Iran l’Italia occupa una posizione di vantaggio in settori non strettamente commerciali, ma con un potenziale economico molto alto. “I rapporti culturali tra i due paesi – dice – sono rimasti molto attivi anche con le sanzioni”.
Il giornalista cita la collaborazione in ambito scientifico e in quello del restauro e dell’archeologia. Ricorda che “a Isfahan i lavori di restauro dei monumenti sono stati eseguiti nell’ambito di accordi di collaborazione tra Italia e Iran avviati dall’Istituto per il Medio ed Estremo Oriente e con il contributo del ministero degli Affari esteri”.
“Sicuramente – dice – c’è molto interesse verso la cultura, l’arte, l’architettura, la moda e il cinema italiani e un ulteriore approfondimento della conoscenza a livello culturale fra i due popoli avrà impatto anche sui rapporti economici e commerciali”.
da iran.it | Mag 26, 2015 | Arte
Mostra a Roma sulla civiltà dell’Iran attraverso ceramiche, calligrafie, miniature e immagini del passato e del presente.
l’Istituto Culturale della Repubblica Islamica dell’Iran organizza in collaborazione con l’Organizzazione della Cultura e delle Relazioni Islamiche, il Museo d’Arte Contemporanea di Teheran, il Museo Nazionale d’Arte Orientale “Giuseppe Tucci’ e la “Casa del Cinema” di Roma il “mese della cultura iranica” con la presentazione di una grande mostra di arte contemporanea dedicata alla produzione ceramica, alle calligrafie e alle miniature e completata da una serie di fotografie che illustrano il passato ed il presente dell’Altopiano iranico.
Museo Nazionale d’Arte Orientale ‘Giuseppe Tucci’ dal 15 marzo al 19 aprile 2015
da iran.it | Mag 26, 2015 | Business
Teheran – L’Iran ha esportato tappeti per un valore complessivo di 444 milioni di dollari nei primi dieci mesi dell’anno iraniano corrente (iniziato il 21 marzo 2010).
La cifra rappresenta un aumento del 14% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
“I tappeti persiani tessuti a mano sono ricercati in tutto il mondo e sono esportati in circa 100 paesi”, ha affermato Faisal Mardasi, direttore del Centro Nazionale dei Tappeti, al III seminario degli studenti di arte del tappeto persiano nella città di Yazd.
Ha proseguito dicendo che 33 paesi importano tappeti persiani per un valore superiore al milione di dollari.
“Tra gli importatori maggiori vi sono gli Stati Uniti, la Germania, l’Italia, gli Emirati Arabi, il Giappone e il Libano.”
Mardasi aveva precedentemente espresso il desiderio che le esportazioni di tappeti potessero raggiungere i 500 milioni di dollari entro la fine dell’anno iraniano in corso.
Secondo Mardasi, l’Iran è il maggiore esportatore mondiale di tappeti.
Ha poi affermato che, offrendo prezzi competitivi rispetto ai prodotti indiani, cinesi e pakistani e aggiornando i disegni e i colori in base ai gusti globali, l’Iran può aumentare la sua quota sul mercato mondiale.
(fonte: agenzia IRNA)