Burattinaia iraniana vince l’Arlyn Coad Award 2010‎

La burattinaia iraniana Sima Mirza-Hosseini ha vinto la VI edizione dell'Arlyn Coad Award in Canada per avere disegnato e costruito i burattini dell'opera Arash realizzata dalla compagnia Derakht-e Sib, ricevendo inoltre il premio per il Design Creativo dei burattini e per averli costruiti usando materiali adatti alla rappresentazione dell'opera.

Il premio è stato istituito alla memoria della burattinaia Arlyn Coad dal marito e collega Luman Coad per i burattini progettati in modo ““assolutamente unico.””

Nel 2008 Sima e Fahimeh Mirza-Hosseini hanno vinto il Premio per la Migliore Regia con l'opera Arash alla XII edizione del Festival del Teatro delle Marionette di Mobarak. Ȉ la prima volta che un'artista iraniana vincesse l'Arlyn Coad Award.

Confezionato a Tabriz il tappeto persiano della Pace e dell’Amicizia

Il tappeto persiano della Pace e dell'Amicizia universale è stato mostrato mercoledì scorso durante una cerimonia con autorità iraniane e straniere e rappresentanti dell'UNESCO.

Il progetto cominciò nel 2008 al Sadabad Historical Complex di Teheran e che sono stati necessari due anni per il suo completamento. Rappresentanti di oltre cento paesi hanno simbolicamente stretto un nodo sul tappeto.

Il direttore del Centro Sadabad Eshrat Shayeq descrive il tappeto: ““E' un mezzo che serve a promuovere la pace nel mondo e a rafforzare le relazioni tra gli stati. Il tappeto, le cui dimensioni sono 2 x 1,5 metri, sarà la ““torcia olimpica”” della cultura iraniana e sarà esposto in vari paesi prima di raggiungere la sua destinazione finale, ovvero la sede ONU di Parigi.””

E' stato pubblicato un libro che illustra il lungo processo di tessitura dell'opera.

L'arte dei tappeti persiani è stata sottovalutata secondo il direttore, e non ha raggiunto la posizione che merita nonostante la sua fama a livello mondiale. Si spera quindi che questa iniziativa possa rivitalizzare l'arte della tessitura persiana.

Pubblicata in Italia opera sull’architettura islamica

Gangemi Editore ha recentemente pubblicato in Italia ““Sulle vie dell'Islam“”. ” L'autore è l'architetto e ricercatore politico Glauco D'Agostino, che ha compiuto molte ricerche sull'architettura islamica e sul suo impatto sugli stili occidentali nel corso di viaggi in vari paesi.

Nella sua opera, divisa in otto volumi, egli passa in rassegna i movimenti islamici dall'epoca del Profeta Maometto ai giorni nostri da una prospettiva sia religiosa sia politica.
Egli prende in considerazione l'islamofobia e conclude che l'Islam rimane sconosciuto agli occidentali. D'Agostino, inoltre, sottolinea il simbolismo nell'architettura islamica e nei luoghi sacri.

Convertire vecchie case in luoghi per il teatro tradizionale: un progetto a Tehran

Ci sono molte case a Teheran ormai vecchie e dismesse che potrebbero essere convertite in piccoli teatri dove insegnare e mettere in scena sceneggiati della tradizione iraniana troppo spesso dimenticati: così Davud Fat'hali Beigi, direttore e esperto di teatro tradizionale in Iran, martedì scorso dopo la rappresentazione de ““La strega della Grande Cina”” al Sangelaj Hall di Teheran.

““Molte di queste abitazioni”” racconta Davud Fat'hali Beigi “possono diventare con pochi sforzi dei piccoli palcoscenici in grado di raccogliere attori emergenti e di rinverdire la tradizione iraniana che è ricca di opere che quasi nessuno conosce perché sottovalutate dalla cultura di massa e affatto trasmesse dalla TV e dai media in generale””. Una di queste è il Siahbazi, un'antica rappresentazione in cui un arlecchino dal volto nero improvvisa interamente le proprie battute facendo ridere il pubblico che lo segue a pochi centimetri.

““Un aspetto importante del nostro teatro tradizionale è proprio quello del contatto ravvicinato col pubblico”” prosegue l'esperto ““questi piccoli luoghi di cultura, quali potrebbero essere appunto molte vecchie abitazioni, consentono poche decine di presenze tutte disposte in circolo attorno all'unico attore o agli attori in scena, consentendo al pubblico di comunicare direttamente con gli artisti, e agli artisti di esprimersi più liberamente, con più energia, senza l'imbarazzo che spesso li inibisce in luoghi più formali come i teatri veri e propri””. Il trucco, insomma, starebbe nella familiarità del posto.

Fat'hali Beigi, assieme ad altri esperti come Javad Arabi e l'attore Davud Dadashi, promuovono questo tipo di teatro confidenziale, ricco di vecchie atmosfere e di un calore umano quasi del tutto sbiadito altrove: un impegno a portare concretamente il teatro tradizionale fuori dalle aule delle università , verso il pubblico vero delle case e delle piazze.

Rafi Pitts giurato all’International Film Festival di Edimburgo

Un posto a sedere tra i grandi nomi del cinema e dell'arte contemporanea: affianco alla storica bond girl Britt Ekland, al regista Mike Hodges, e al curatore del MOMA di New York Laurence Kardish, sederà per la prima volta il regista iraniano Rafi Pitts a far parte della selezionata giuria dell'International Film Festival che si terrà ad Edimburgo dal 16 al 27 giugno.

Alla rassegna, inaugurata nel 1993 in omaggio al regista britannico Michael Powell, prenderanno parte film rigorosamente britannici di cui verranno giudicati originalità e immaginazione. Nel 2009 il premio intitolato a Powell venne vinto da Duncan Jones debuttante con il suo ““Moon””; quest'anno, invece, in gara ci sarà anche un film dello stesso Pitts, un thriller impetuoso come è stato già definito dalla critica: il suo ““Hunter”” racconta di un killer che ammazza due poliziotti a caso, per consumare una sorta di vendetta personale quanto irrazionale, prima di fuggire in una foresta dove verrà raggiunto e ucciso a sua volta dagli agenti.

Magnetico e sorprendente, il film di Pitts tiene lo spettatore incollato alla poltrona dalla prima sequenza fino all'ultimo sparo di pistola, sicuramente uno dei candidati alla vittoria del trofeo finale.