Il territorio

L’Iran ha un’ estensione di 1648 milioni di kmq, pari a circa tre volte la Francia, ben sei volte l’Italia e leggermente più grande dell’Alaska: confina a nord con Armenia, Azerbaijan, Turkmenistan e le sponde del Mar Caspio, a est con Afghanistan e Pakistan, a ovest con Iraq e Turchia, infine a sud con due Golfi, quello di Oman e quello Persico, quest’ultimo chiamato così proprio perché legato all’antica terra di Persia.
Il Paese è talmente vasto da riuscire ad abbracciare in un colpo solo e in diversi punti tutte e quattro le stagioni, si passa pertanto da zone estremamente aride a zone miti e temperate; la conformazione per nulla omogenea del suo territorio lo lascia intuire: il 14% delle terre è arabile, il 47% è costituito da pascoli naturali (non arabili), l’8% è ricoperto di foreste, il restante 31% invece rappresenta territorio non fertile, desertico o meno desertico.
In Iran, insomma, non manca nulla: ci sono deserti aridi e impervi, ma anche mari e laghi che donano frescura, e montagne, molte delle quali perennemente innevate.
L’altopiano centrale è prevalentemente desertico, costituito da sabbia o da una mistura di limo e roccia compatti, ma la pianura si innalza pian piano verso nord e verso est per fondersi con le catene montuose che delimitano la zona desertica.
I maggiori deserti īr (200.000 kmq) è il Dasht-é-Lūt (166.000 kmq) e formano la pianura centrale e orientale del Paese: qui si mischiano vere e proprie distese aride e zone particolarmente aspre e brulle anche se non completamente desertiche. 
Come in un abbraccio, gli impervi deserti centrali dell’Iran sono circondati da ben tre catene montuose: la più imponente è quella che si estende a nord di Tehran, l’Elburz, a cui appartiene per altro la vetta più alta del Paese, il monte Damāvand alto 5671 metri e visibile dalla capitale come perennemente innevato; dalla provincia del Kurdistan fino a Bandar-é-Abbās si estende la catena dello Zāgros, molto estesa e forse la più ostica delle catene montuose iraniane; infine, nelle province dell’Azerbaijan svettano i rilievi del Sabalān e del Tālesh di origine vulcanica che assieme formano la catena montuosa meno importante del Paese, sebbene fornisca terreni di pascolo per le popolazioni nomadi che vi transitano.
A nord del Paese il paesaggio cambia ancora una volta aprendosi alle splendide spiagge lungo le coste del Mar Caspio, mare che in realtà è un lago salato, il più grande lago al mondo per la precisione, esteso lungo 370.000 kmq, spartito anche con Azerbaijan, Turkmenistan, Russia e Kazakistan. Esso è situato addirittura 28 metri sotto il livello del mare.
Le numerose valli depresse del Paese formano durante l’anno svariati bacini di acqua piovana.
A sud le coste del Paese sono nuovamente bagnate dal Golfo Persicoīsh in grado di attrarre numerosi turisti e investitori stranieri dall’altra parte del golfo. che prende il nome di Golfo di Oman nel punto a est dello stretto di Hormuz. Il Golfo Persico è lungo 965 km, lungo le sue coste si raggiungono le temperature più alte del Paese e tra le sue acque è costellato di numerose isole e isolette che molto spesso fanno da piattaforme petrolifere.
I fiumi iraniani scendono dalle catene montuose a nord e nord-est del Paese e sfociano quasi tutti a sud, nel Golfo Persico, oppure, all’opposto, a nord, nel Mar Caspio, alimentandone il volume. La superficie irrigata in totale è di 76.500 kmq (dato del 2003), non molto per un Paese dalle importanti dimensioni e dal clima difficile.
Non mancano problemi di siccità in Iran, la peggiore delle quali risale al non lontano 2000, anno in cui più della metà dell’intera popolazione è rimasta senza acqua potabile e 800.000 pecore e altri capi di bestiame sono morti per fame e sete.

Di fronte a tutto ciò, il Paese ha cominciato a adottare una serie di provvedimenti per l’approvvigionamento d’acqua come la costruzione di numerose dighe imponenti che raccolgono le acque dei fiumi e rendono l’Iran il terzo Paese al mondo per il possesso di dighe alte più di 15 metri, dopo Turchia e Cina. Le dighe che continuano a sorgere, tuttavia, non sono ben viste da tutti in Iran: la loro presenza, infatti, rischia di compromettere seriamente in più punti del Paese l’ambiente, tanto che si stima che negli ultimi 30 anni sono stati abbattuti circa 130.000 ettari di foreste del nord.
 

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