Negli ultimi dieci anni i rapporti economici tra Italia e Iran hanno vissuto una parabola discendente.
Fino al 2017 l’Italia era il primo partner commerciale europeo dell’Iran, con un interscambio che superava i 5 miliardi di euro annui, trainato da energia, macchinari e prodotti chimici.
Le sanzioni internazionali e l’isolamento politico hanno però ridotto drasticamente i volumi, portando gli scambi ai minimi storici.
Secondo i dati riportati da QuiFinanza, nel 2022 l’export italiano verso l’Iran si attestava a circa 552 milioni di euro, salito a 600 milioni nel 2023 (+8,7%).
Nel 2024 il valore è rimasto stabile intorno ai 585 milioni di euro, confermando un livello molto più basso rispetto al periodo pre-sanzioni. I settori principali delle esportazioni italiane sono i macchinari industriali (circa 289 milioni di euro nel 2023), seguiti da prodotti chimici e farmaceutici (oltre 120 milioni complessivi).
Sul fronte importazioni, l’Italia ha ridotto fortemente l’acquisto di petrolio e derivati, un tempo voce dominante. Oggi le importazioni dall’Iran riguardano soprattutto materie prime e prodotti petrolchimici, con valori molto inferiori rispetto al passato.
Nonostante il calo, l’Iran rimane un mercato potenzialmente interessante: una popolazione giovane e una domanda crescente di tecnologie e beni di qualità potrebbero favorire una ripresa degli scambi, qualora il contesto politico e internazionale si stabilizzasse.
L’Italia conserva inoltre un’immagine positiva come fornitore affidabile e innovativo, fattore che potrebbe agevolare nuove collaborazioni in futuro.





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